Curiosità storiche - I.S.V.N.A. - dal 1970 al servizio della cultura netina

Istituto per lo Studio e la Valorizzazione di Noto e delle sue Antichità
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Curiosità storiche
 
  
Il sarcofago dell'astrologo Tamagnino (1411)
Sul dott. Giovanni Tamagnino, medico e astrologo fiorito fra il Trecento e il Quattrocento, lo storico Littara riferì molti curiosi e divertenti aneddoti, ma non meno curiose sono le vicende della sua tomba nella Chiesa Madre di S. Nicolò. Costruito infatti (pare a spese della città di Noto, che egli, senza figli, aveva nominato erede) il sarcofago marmoreo, ad arca gotica poggiata su alte colonne, riuscì così imponente che nel tardo Cinquecento il Vescovo di Siracusa, giudicandolo troppo maestoso, ordinò di abbassarlo per cui esso, privato delle colonne di sostegno, perdette l'originaria bellezza.

Carogne sugli alberi (1558)
Una delle più disastrose alluvioni che colpì l’antica Noto fu senza dubbio quella dell’ottobre 1558. A causa delle intense piogge durate molti giorni strariparono i fiumi Asinaro e Tellaro, formando masse d’acqua impressionanti, che provocarono il crollo di case e la perdita di numerosi capi di bestiame. Furono interamente distrutti i mulini e gli altri impianti artigianali della Cava del Carosello, sotto le mura della città, sradicati boschi e strappati dal suolo i vigneti. Quando il livello delle acque finalmente scese, si presentò un orribile spettacolo: molte carogne di animali, trascinate dalla corrente, erano rimaste impigliate fra le fronde di noci, querce e altri alberi di notevole altezza.
  
Netini schiavi dei Turchi (1685)
Nell’estate del 1685 tre contadini netini che lavoravano nella spiaggia del Castello di Capopassero (a quel tempo territorio di Noto) vennero catturati dai Turchi, sbarcati per una scorreria, e portati in Barbaria come schiavi. Le loro donne si rivolsero all’ “Opera per la Redenzione dei Captivi” (prigionieri), fondata dal nobile Vincenzo Zarbari. Ma gli amministratori avevano trascurato di esigere le rendite, per cui non c’erano fondi liquidi e i malcapitati dovettero rimanere schiavi per sempre.

Un infanticidio d’epoca (1686)
Un documento del tardo Seicento ha dimostrato che certi orrendi delitti non sono frutto della nostra epoca, ma accadevano anche allora: una mattina del 1686 alcune donne, passando dal piano di S. Domenico, si accorsero che nella vasca della fontana c’era un piccolo involto. Incuriosite lo tirarono fuori dall’acqua, scoprendo con orrore che si trattava di una femminuccia appena nata, e subito condannata a quella orribile morte. Le indagini subito avviate permisero di individuare la madre, donna tristemente nota per la vita amorale che conduceva.

Una zecca clandestina (1690)
Una notizia abbastanza curiosa è stata rinvenuta su un giro di monete false verificatosi a Noto a partire dal 1690: monete non solo spacciate, ma “fabbricate” nella città da una zecca clandestina. Dalle indagini emerse che vi erano implicati anche un medico e alcuni chierici. Solo alcuni furono arrestati, altri riuscirono a fuggire a Malta.
  
La campana di S. Agata (1693)
Dalle ricerche archivistiche comincia ad emergere qualche notizia sul trasporto nella nuova Noto, dopo il terremoto del 1693, di statue, arredi ed oggetti recuperati fra le rovine della città distrutta dell’Alveria. Fra l’altro si è scoperto che rimase intatta la “campana grande” della chiesa del monastero di S. Agata, trasportata nel nuovo sito alla fine del successivo novembre.
 
Il panorama di Noto Antica (copia da originale di fine Seicento)
Verso la fine del XVII secolo un francescano netino, il P. Cantone, ebbe l’idea di disegnare il panorama della sua città, sul Monte Alveria, osservandolo sia da levante (contrada Cugno Vasco) che da ponente (contrada S. Calogero). Fu un’idea provvidenziale perché pochi anni dopo, l’11 gennaio 1693, la città fu rasa al suolo da un catastrofico terremoto, e senza i disegni del frate non conosceremmo il bellissimo colpo d’occhio di fortificazioni, campanili, guglie, palazzi, anche se solo nella visuale da ponente, essendo andata perduta quella da levante. Il disegno superstite fu copiato dal sac. Tedeschi nella seconda metà del Settecento e un secolo dopo ne venne fatta una nuova precisa copia a colori, oggi custodita al Museo Civico (è quella riportata nel banner di questo sito web)
 
Una Gesuitessa netina (fine sec. XVII)
Benché il Papa Urbano VIII avesse soppresso nel 1631 l’Ordine delle Gesuitesse, fondato nel 1534 da due donzelle inglesi, i documenti dimostrano che ancora ve ne furono fino alla fine del Seicento. Anche a Noto ve ne fu una, la nobile Agata Nicolaci, sorella del barone D. Corradino, morta a 35 anni nel 1709.
 
Una vedova in difficoltà (1709)
Rimasta vedova nel 1708, la nobildonna Lucia Deodato, ancora giovane, desiderava rimaritarsi subito dopo il periodo del “lutto vedovile”. Ma la cosa non era facile: i nobili di Noto erano stati falcidiati dal terremoto del 1693, dalla pestilenza scoppiata quello stesso anno e dall’emigrazione in altri centri, e i pochissimi celibi erano tutti parenti o cognati. Così Lucia si rivolse al Papa, spiegando e documentando le sue gravi difficoltà, e a seguito di dispensa poté sposare Antonino Landolina, fratello del primo marito.
 
Da protestante ad eremita (1750)
Veramente lungo l’elenco degli eremiti vissuti nel Settecento nei 5 Eremi sparsi nel territorio di Noto. Erano in massima parte siciliani, ma qualcuno proveniva dal Nord Italia (Alessandria, Pavia, Modena) ed uno, Nicolò Ernesto Müller addirittura dalla Germania, essendo nato a Magdenburg verso il 1706 da famiglia protestante. Venuto però a contatto con i Gesuiti, il Müller abbandonò la “perversa secta luterana” convertendosi al cattolicesimo a Colonia nel 1748 e due anni dopo scese fino in Sicilia dove, fattosi eremita, visse a Noto nell’eremo di Madonna Marina morendovi nel 1781.
  
Una patente… di Badessa (1755)
Pochi sanno che per poter esercitare in un monastero l’ufficio di Badessa, la monaca eletta dalle consorelle con un apposito cerimoniale doveva munirsi di… patente. Non quella di guida, ovviamente, ma solo quella vescovile, consistente in un solenne documento con cui il Vescovo, accertato che l’elezione si era svolta nel rispetto delle norme, autorizzava l’eletta a svolgere le sue funzioni. Alcuni esemplari di patente (fra cui quella dell’illustre Badessa suor Isabella Rau della Ferla, del 1755) si trovano nell’Archivio della Curia Vescovile di Noto.
  
11 gennaio: coincidenze funeste (1693, 1698, 1848)
È a tutti noto che l’antica Noto del Monte Alveria fu distrutta dal terremoto dell’11 gennaio 1693, ma pochi sanno che in quello stesso giorno si verificarono, per singolare funesta coincidenza, altri due terremoti: lieve quello dell’11 gennaio 1698 (quando la nuova Noto era ancora fatta di baracche di legno), grave quello dell’11 gennaio 1848, che provocò vari danni, il più eclatante dei quali il crollo della cupola della Cattedrale.
  
Acquisto di frumento a Malta (1873)
Il raccolto di frumento del 1872 fu molto scarso e la città, malgrado la vastità del suo territorio, subì gravi disagi per l’alimentazione della popolazione, anche perché il fenomeno era generale e non si poterono acquistare scorte nei paesi viciniori. Il Sindaco, barone Giuseppe Impellizzeri, si vide costretto nel maggio 1873 a recarsi personalmente a Malta (che aveva con Noto un rapporto di particolare amicizia), riuscendo a reperire frumento sufficiente ad assicurare il pane alla gente fino alla mietitura di giugno, contenendo i prezzi che gli speculatori avevano fatto notevolmente aumentare.
 
Tellaro, fiume assassino (1874)
Fiume pigro e stagnante, conosciuto fin dall’antichità, quando si chiamava Eloro, il Tellaro ha però provocato nel corso dei secoli, in occasione di piene eccezionali, causate da alluvioni, danni immensi e lutti fino alla fine dell’Ottocento, quando non c’erano più i ponti di cui si ha notizia dal Duecento in poi. Il 12 marzo 1874 un carrettiere di Pachino, che incurante della piena, tentò di attraversarlo col suo carro venne travolto e portato via dalla impetuosa corrente.
  
Una processione… abusiva (1877)
Dopo le leggi eversive del 1866 si ebbe anche a Noto un clima di forte contrapposizione fra la Chiesa e le istituzioni civili, dominate dalla Massoneria. Oltre le leggi, anche le circolari ministeriali pretendevano di limitare la libertà di culto esterno dei cattolici, vietando tutte le processioni, con la sola eccezione di quella del Patrono. Così accadde che durante la Quaresima del 1877 il canonico Vizzini, uscito per la tradizionale processione del “Signore agli ammalati” si vide bloccare dai Carabinieri, che lo denunziarono per processione non autorizzata. Ma il Vice Pretore di Noto, avv. Mazza, davanti al quale il canonico dovette presentarsi come imputato, lo assolse dall’accusa, in quanto la circolare era un atto penalmente non sanzionato, che non poteva essere equiparato ad una legge.
  
L’edicola “gotica” di Noto Antica (1896)
Al centro dell’antica Noto, nell’area in cui si apriva la Piazza Maggiore sorge dal 1896 un’edicola in stile gotico, costruita da un cittadino in adempimento di un voto. Essa fu solennemente inaugurata dal Vescovo di Noto, mons. Blandini, alla presenza di un discreto gruppo di devoti, avvertiti da un manifesto, in un giorno appositamente scelto, il 13 settembre, quello in cui cadeva la festa della Madonna della Provvidenza, titolare dell’Eremo settecentesco costruito all’estremità meridionale dell’Alveria alla metà del Settecento.
 
Una vendetta raffinata (1903)
Molte volte accade che la processione di S. Corrado, Patrono di Noto (il 19 febbraio), coincida con i giorni di Carnevale, creando seri problemi. Così accadde nel 1903, allorché si verificò un fatto increscioso, conclusosi a lieto fine. Il Comitato per le feste carnascialesche aveva avuto l’infelice idea di programmare per quella stessa sera, alle 22, un veglione nella sala del Teatro Comunale. Avvicinandosi l’orario i componenti della Banda musicale cominciarono ad allontanarsi dalla processione, lasciando in breve senza musica l’Arca d’argento del Santo. Il popolo insorse reclamando il ritorno della Banda e le Autorità, prudentemente, indussero i musicanti a lasciare il Teatro per ritornare alla processione. Ma il popolo non se ne accontentò e per “diritto di rappresaglia” (come affermò il cronista) fece durare la processione fino alle 2 di notte, per il cui veglione saltò, con scorno degli incauti organizzatori.
  
Un Maresciallo in politica (1906)
In vista dell’elezione amministrativa del 1906 un Maresciallo dei Reali Carabinieri voleva a tutti i costi lanciarsi nella politica locale e poiché nessuno dei due schieramenti in lizza volle includerlo nella propria lista, si candidò in una lista propria, pare istigato da “amici” desiderosi di divertirsi alle sue spalle, che gli organizzarono un convegno elettorale con molti invitati, durante il quale egli pronunciò un discorso in un italiano non proprio manzoniano. Naturalmente non fu eletto, ma fece notizia lo stesso: dei 15 candidati della sua lista risultò… il 15°.

Duello all’alba (1907)
Agli inizi del Novecento c’era in città una sola scuola di scherma, diretta dal M° Corrado Inga, per cui, quando venne (forse da Siracusa) un altro M°, Santi Zagarella, che aprì una seconda scuola, fra i due insorse una rivalità sempre più accesa, nutrita di animosità e gelosia, che i due dopo qualche tempo giunsero a sfidarsi a duello alla spada.
La tenzone ebbe luogo naturalmente al riparo da occhi indiscreti, nella contrada Madonna marina, fuori città, e i due, dopo vari assalti, che dimostrarono la superiorità dello Zagarella, alla fine, per intromissione di amici comuni, desistettero e si riconciliarono, senza avere riportato alcuna ferita.
 
Il primo film sonoro (1930)  
Noto ebbe molto presto, intorno al 1910, il primo cinema (o cinematografo, come lo si chiamava fin verso il 1950), novità gradevole e attesa, che grazie all’accompagnamento musicale del pianista trasportava gli spettatori in un’atmosfera di volta in volta comica, o appassionata o drammatica. Ma la cosa presto stancò, perché si sentiva dire che nelle grandi città era ormai in voga una diavoleria nuova, un film (allora si diceva pellicola) che permetteva di fare ascoltare direttamente musiche e voci degli attori. Così il titolare del Cinema Benso si adeguò, e il 24 gennaio 1930 gli entusiasti e increduli spettatori poterono assistere alla proiezione del primo film sonoro.
 
Le peregrinazioni dell’Ecce Homo (1933)
La statua lignea dell’Ecce Homo, originariamente esistente a Noto Antica (pare dal 1680) nella chiesa dei PP. Osservanti Riformati di S. Antonino, venne recuperata dopo il terremoto del 1693 e trasportata nella nuova chiesa di Noto, dove rimase fino al 1866, allorché – essendo stati soppressi i conventi – passò alla chiesa di S. Domenico. Lì rimase per 57 anni, fino a quando, il 2 aprile 1933, per volontà del netino on. Ruggero Romano, Sottosegretario alle Poste, fu definitivamente trasportata nella chiesa del Pantheon (appunto intitolata all’Ecce Homo), da lui stesso inaugurata nell’agosto 1932.
  
Una grottesca celebrazione (1943)
Una delle tante date che il Regime Fascista amava celebrare era quella del 9 maggio 1936, fondazione dell’Impero. Tutto si svolse per il meglio fino al 1942, ma l’anno seguente le sorti della guerra volsero al peggio, e l’Etiopia era tornata in potere del Negus Hailé Selassié. Ma i gregari dei Regimi totalitari non hanno, come è noto, il senso del ridicolo, per cui il Fascio di Noto invitò a celebrare ufficialmente l’Impero, il Preside dell’Istituto Magistrale, prof. Toscano, il quale, dopo aver tentato di defilarsi, dovette piegarsi ad una vera e propria imposizione.
Così il 9 maggio 1943, al Teatro Comunale, il povero oratore fu costretto a celebrare con grande enfasi, fra gli applausi, le glorie imperiali della Nazione.
 
Un iconoclasta opportunista (1943)
A Luigi Razza, Ministro dei Lavori Pubblici, ex allievo del Liceo-Ginnasio “A. Di Rudini” di Noto, era stato dedicato un busto marmoreo, collocato nel corridoio dell’Istituto. Caduto il Fascismo, il Preside Caprera si premurò subito di far togliere il busto, che andò a finire, sfregiato, nei magazzini comunali, dove recentemente è stato ritrovato. Il gesto fu stigmatizzato dal cronista Russo, perché il Preside, che era stato fervente fascista, elogiando il Regime, aveva pensato di rifarsi una verginità politica.
 
Consiglio Comunale al Teatro (1946)
Ristabilite, dopo la caduta del Fascismo, le Istituzioni democratiche, il 24 marzo 1946 si svolse l’elezione del ripristinato Consiglio Comunale, composto da 24 liberali e 6 democristiani. Ma nessuno aveva pensato in tempo che l’aula consiliare di Palazzo Ducezio non c’era più, essendo stata trasformata nel 1932 in Salone di rappresentanza. Le proposte esaminate in tutta fretta vennero scartate, perché si voleva dare grande risalto all’avvenimento. Così fu scelto il Teatro Comunale, dove alla presenza di una gran folla di cittadini, il nuovo Consiglio si insediò, eleggendo Sindaco l’avv. Corrado Sallicano.
 
Una chiesa… supplente (1769-1996)
Veramente curiose le vicende della bella chiesa del Collegio dei Gesuiti, che per varie ragioni si è più volte trovata ad essere “supplente” di S. Nicolò (Chiesa Madre e dal 1844 Cattedrale): nel 1769 (due anni dopo l’espulsione dei Gesuiti dalla Sicilia) perché S. Nicolò era in ricostruzione, nel 1848 (subito dopo la seconda espulsione dei Gesuiti) perché era crollata la seconda cupola, nel 1996 (e fino al 2007) per il crollo quasi totale dell’intera Cattedrale, poi di nuovo ricostruita.
  
Le quattro cupole della Cattedrale (1780-2006)  
Dalla sua costruzione ad oggi, la Chiesa Madre di S. Nicolò (divenuta Cattedrale nel 1844) ha avuto, prima di quella attuale (costruita nel 2006) altre tre cupole, tutte crollate per vari eventi: la prima crollò la sera del 19 giugno 1780 (non nel 1760, come si credeva), forse in conseguenza delle ripetute scosse di terremoto dei tre anni precedenti; la seconda (già danneggiata dal terremoto del 1818) crollò l’11 gennaio 1848 per la violenta scossa che inaugurò quello che fu chiamato “l’anno dei terremoti”; la terza venne per tre quarti distrutta la sera del 13 marzo 1996, trascinata dal collasso a catena dei pilastri della navata destra. Quella attuale, la quarta, identica alla precedente, è stata ricostruita con sistemi antisismici e armatura interna d’acciaio.
 
 
 
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